Ho visto i tramonti delle anime,
i cori di dolore
e piacere
degli accoppiamenti del fulmine, del vento, dell’acqua,
lungo i sentieri multipli
ed i crocicchi abitati dalle puerpere morte,
sotto le pietre sotterrate
a nascondere azioni segrete,
e gli uomini passare
sopra di esse
senza sapere
senza volere
senza capire.

Ho visto i sentieri scavati col sangue,
sangue che scava la terra secca e salata
con unghie nere
mani venate e sporche,
fra presagi di vita
e di morte
a sradicare erbe amare, velenose
vampire dei succhi abissali.

Senza fine il tuo nome
riecheggiato dal vento sabbioso
irrompe nella mia bocca
con la violenza buona
del fulmine che mi secca la gola.
Sei il demone dalle mani ossute
artigliate
che strappa i miei genitali
e li dona al ciclone;
il mio sangue come acido
scava la terra
il rigagnolo nero,
il sentiero.

Sopra questo deserto
l’accoppiamento del vento-sabbia col fulmine-acqua
genera subito
una puerpera morta
che partorisce pietra,
la pietra che si sotterra nel mezzo del sentiero
e gli uomini passano al tramonto
con le anime piene di presagi,
coi genitali in subbuglio segreto,
lasciando sangue su erbe velenose
tremanti
per l’eco amara di una violenza artigliata.

Le capanne di legno presso i sentieri feriti dal tramonto
tremano ossute
l’accoppiamento
il piacere
il dolore;
il vento scava i crocicchi portando la sabbia
e muore qualcosa di pietra
che non ha scritte di sangue
ma solo dei succhi abissali
da bere,
pietra sepolta.
Si spegne un sole
nel viola acido del ciclone
uccidendo pascoli deserti,
bocche aperte
di amanti
e di morti.
Ecco, il tuo nome senza fine
ritorna
a strappare i sentieri venosi dei genitali,
a dare una nuova morte, tu
vampiro,
vampiro pietroso
sabbioso
ventoso.

Non vedo più lo squarcio delle tue unghie,
e le mie mani partoriscono l’abisso.
Passo, sapendo di volere
la morte
in questa capanna di legno
fra le tue braccia di pietra,
col tuo nome ventoso nella bocca.

 

 

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