“Il Barone dell’Alba” di Stefano Valente, Graphofeel edizioni
di Daniela Domenici

“…la sua narrazione gioca a incrociare i più diversi generi letterari con una scrittura colta, attenta ai vari livelli di linguaggio. Per lui scrivere è la fatica di addomesticare un animale indomabile: la meraviglia”: mi pare che queste parole, tratte dalla sua biografia, colgano uno degli aspetti più eclatanti e affascinanti, per la sottoscritta, di questo libro di Stefano Valente che, leggo, è un glottologo, lusitanista e studioso delle lingue e letterature ibero-romanze.

È sì un romanzo storico che si svolge alla fine del ‘700 ma è soprattutto un incredibile, appassionante, doloroso viaggio interiore del protagonista, il giovane barone borbonico Francesco Antonio, il cui grand tour, programmato dal padre, “si trasforma in una rocambolesca sequenza di avventure cui fanno da sfondo l’Italia e il Mediterraneo, la Sicilia e Malta fino all’Egitto…”, come si legge in quarta di copertina, che lo arricchiranno, lo sconvolgeranno e lo cambieranno a tal punto che…non vi dico altro perché vi toglierei la suspense dello lo straordinario pathos che Valente è riuscito a creare e a mantenere ininterrottamente per le oltre 300 pagine di questa sua opera.

Da linguista quale sono vorrei aggiungere ulteriori complimenti per la sua scelta di lasciare molti dialoghi nelle lingue originali che sono un miscuglio di napoletano, spagnolo, siciliano e tedesco ma non solo; Valente ha voluto colorare la sua storia anche con un pizzico di stregoneria e l’effetto finale è davvero magico.

 

[da 15 gennaio 2017 ]

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